Le parti sociali, in particolare l’ARPA di Messina e le piccole e medie aziende del territorio hanno messo in evidenza che le sempre più stringenti problematiche ambientali richiedono nuove figure tecniche con competenze diverse e trasversali.
Il nuovo CdS in Sostenibilità e Innovazione Ambientale (SIA) per rispondere a questa esigenza, prevede un percorso formativo diverso rispetto ai corsi L27 presenti sul territorio, esso infatti ha i requisiti minimi necessari per appartenere alla classe L27 ma non è conforme alle stringenti richieste del "Chemistry Eurobachelor" né al modello elaborato dalla Società Chimica Italiana. Tale scelta è dettata dalla necessità di ampliare sia il numero di SSD inclusi nelle discipline affini che il numero di discipline affini incluse nel piano di studio (54 CFU di discipline TAF C), permettendo così di costruire, a partire da una buona base di matematica, fisica e chimica, una preparazione interdisciplinare che include competenze nei settori della Biologia e delle Scienze dell’Ambiente, nonchè in ambito giuridico ed economico, inerenti alla salvaguardia dell’ambiente ed al monitoraggio ambientale.
Finora il ruolo delle figure di tecnici che il corso SIA si propone di formare è ricoperto da laureati triennali in Biologia, Fisica, Chimica, Ingegneria che, per potersi inserire in un ambito lavorativo che richiede competenze relative alla salvaguardia ambientale, devono necessariamente colmare delle lacune nei settori importanti per la tutela dell’ambiente ma non presenti nel background della loro preparazione; di fatto tecnici di questo tipo devono avere competenze trasversali che spaziano nei campi della Chimica, della Biologia, delle Scienze Naturali, della Giurisprudenza, del Management e dell’ Economia.
Il nuovo corso proposto permette allo studente di dare un’impronta interdisciplinare alla propria formazione a partire dal percorso di studio triennale, facendo della competenza multidisciplinare la propria forza. I laureati triennali SIA avranno conoscenze e competenze immediatamente spendibili nel mondo del lavoro.
Stime occupazionali
Il tecnico nel campo della sostenibilità ambientale può lavorare sia all’interno di strutture private (quali laboratori di analisi ambientali, industrie e piccole imprese), sia di strutture pubbliche come il Ministero dell’Ambiente, ANPA, Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, Ministero dell’Istruzione, Ministero dell’Università e della Ricerca, Ministero della Salute, le Regioni, le Province, i Comuni, o le ARPA.
Tecnici capaci di operare nel campo della sostenibilità ambientale (green jobs) risultano essere fortemente richiesti, così come messo in evidenza nei report consultati (vedi, per esempio, la VIII edizione dell'Annuario di Federchimica (2020). Inoltre, GreenItaly 2018 e 2019, due report stilati congiuntamente dalla Symbola (Fondazione che promuove e aggrega le Qualità Italiane) e da UnionCamere (l'Unione italiana delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura), mettono in evidenza che è possibile approfondire il tema della domanda di lavoro per green jobs, guardando alle previsioni di attivazione di nuovi contratti da parte delle imprese, dell’industria e dei servizi con almeno un dipendente.
Dal 2017, sempre attraverso il Sistema informativo Excelsior (Analisi dei fabbisogni delle imprese di competenze legate alla Green economy, Unioncamere – ANPAL), è stato possibile misurare quanto le competenze verdi siano richieste dal mercato del lavoro. Non specificatamente “green jobs” in senso stretto, ma l’attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale che le imprese ricercano nei futuri nuovi occupati. Dopo le cosiddette “soft skill”, come la capacità di problem solving, l’attitudine al lavoro di gruppo, all’autonomia, alla flessibilità e all’adattabilità, ecc., la competenza green si posiziona stabilmente prima della capacità comunicative scritte e orali in lingua italiana e in quelle straniere e persino prima delle competenze digitali e della conoscenza degli strumenti per la comunicazione visiva e multimediale.
I report sottolineano che la rilevanza del tema è particolarmente evidente, se si pensa che, sulla base delle previsioni del modello Excelsior, un terzo dei fabbisogni di competenze dei prossimi 5 anni saranno assorbiti dai temi della sostenibilità e del digitale, e la sostenibilità da sola include il 19% del totale.
Il report del 2018 al paragrafo “2.3.1 La dimensione complessiva dell’occupazione green in Italia” mostra che nel 2018 il numero dei green jobs, elaborato a partire da una analisi dei microdati dell’indagine Istat sulle forze di lavoro, ha superato la soglia dei 3 milioni, arrivando a 3.100 mila unità, rappresentando il 13,4% del totale dell’occupazione complessiva, valore che nel 2017 era pari a 13,0%.
L’occupazione green nel 2018 è cresciuta rispetto al 2017 di oltre 100 mila unità, con un incremento del +3,4% rispetto al +0,5% verificato per le altre figure professionali.
Negli ultimi cinque anni la crescita complessiva è stata del +5,3% (altre figure professionali: +4,0%).
Nel 2019 (estrapolato da Greenitaly2019), il numero di contratti di attivazione previsto dalle imprese che riguardano i green jobs è pari a circa 521.700 unità, corrispondenti alla domanda di posizioni professionali il cui lavoro è finalizzato in modo diretto alla produzione di beni e servizi green o a ridurre l’impatto ambientale dei cicli produttivi. Il dato di flusso è superiore rispetto a quanto riscontrato nel rapporto redatto nel 2018, in cui il valore era di 473.500 unità.
Inoltre, la domanda di green jobs si differenzia per un più elevato livello dei titoli di studio richiesti: nel 35,2% dei casi è richiesto un livello di istruzione universitario, a fronte di un valore del 9,8% rilevato per altre figure professionali. Ciò trova conferma anche nella maggiore esigenza di formazione interna ed esterna rilevata (44,6% contro 36,4%).
Nel report esitato nel 2019, inoltre, viene confermato il fatto che queste figure si caratterizzano anzitutto per una maggiore stabilità contrattuale: le assunzioni a tempo indeterminato sono oltre il 49,2% nel caso dei green jobs, quando nel resto delle altre figure tale quota scende a 25,7%. Ciò detto, è sempre molto accentuata per i green jobs la difficoltà di reperimento, che arriva al 41,1% per essi, contro 24,5% nel caso delle professioni non green. In parte tale fenomeno sembra essere anche il risultato delle maggiori aspettative che le imprese hanno rispetto ai green jobs, nell’ambito dei quali è fondamentale trovare un mix di preparazione di base, competenza ed esperienza.
Guardando infine alle singole competenze trasversali, è possibile osservare che queste sono state ritenute dalle imprese molto importanti in maniera sistematicamente più frequente nel caso di contratti relativi a green jobs.
Inoltre, i dati di Unioncamere dimostrano - dalla distribuzione percentuale di contratti relativi a green jobs la cui attivazione era prevista dalle imprese nel 2018 e nel 2019 per dipendenti in ciascuna area aziendale di inserimento tra green jobs e altre figure professionali - che nell’area tecnica oltre il 46% delle richieste prevedevano competenze di sostenibilità ambientale.
A conferma di ciò basta considerare che, alla data della presente, anche semplicemente inserendo le parole “tecnico ambientale” su uno dei tanti motori di ricerca lavoro si ottengono oltre 600 offerte di lavoro qualificato su territorio nazionale anche da aziende di grandi dimensioni come AirLiquid o Hera.
Questi dati sono confermati anche a livello europeo, come dimostrato dalle analisi della International Labour Organization (vedi link: https://www.ilo.org/global/research/global-reports/weso/2019/WCMS_670542/lang--en/index.htm).
Oltre a quanto emerso dal confronto con le parti sociali, una recente consultazione con il responsabile della V Direzione Ambiente e Pianificazione della città metropolitana di Messina, Ing. Armando Cappadonia, ha confermato la carenza di tecnici ambientali nel territorio.
Sbocchi professionali
Il corso prepara alla professione di (codifiche ISTAT)
- Tecnici della sicurezza degli impianti - (3.1.8.1.0)
- Tecnici del controllo ambientale - (3.1.8.3.1)
- Tecnici della raccolta e trattamento dei rifiuti e della bonifica ambientale - (3.1.8.3.2)
Il laureato in SIA potrà:
- svolgere attività di assistenza agli specialisti nelle ricerche e nella progettazione, sviluppo, valutazione ed innovazione di processi per migliorare sostenibilità e sicurezza, e ridurre l'impatto ambientale; - effettuare attività di controllo, monitoraggio, salvaguardia, ripristino e protezione dell'ambiente;
- applicare procedure, regolamenti e tecnologie proprie per controllare e garantire l'efficienza dei processi di raccolta, selezione, trattamento e smaltimento dei rifiuti; - valutare ed attuare programmi per la bonifica e il risanamento di aree inquinate;
- assistere gli specialisti nella progettazione di sistemi ovvero applicare regolamenti, procedure e tecnologie in materia di sicurezza degli impianti e di prevenzione degli incidenti, di controllo, sicurezza e qualità dei prodotti industriali, di controllo delle immissioni di sostanze inquinanti nell'ambiente, di raccolta e smaltimento dei rifiuti e bonifica dalle sostanze inquinanti.
Il laureato acquisirà una solida preparazione teorica e sperimentale di base nelle aree di chimica, matematica, fisica ed una adeguata preparazione professionalizzante nei settori della chimica applicata, sicurezza nei processi, protezione, controllo e bonifica ambientale. Il piano didattico completa la preparazione interdisciplinare dello studente articolandosi su un considerevole numero di discipline di vari settori complementari, al fine di consentire l'acquisizione di personali obiettivi di specializzazione. Le competenze acquisite permettono inoltre al laureato triennale di continuare gli studi nei corsi di laurea magistrale.
Gli sbocchi occupazionali del laureato SIA sono:
- Enti di ricerca pubblici e privati;
- Laboratori di analisi, controllo e certificazione qualità; -
- Enti e aziende pubbliche e/o private;
- Società professionali e studi di consulenza nazionali o internazionali;
- Industrie e ambienti di lavoro che richiedano qualificazione nel settore.
Parere delle parti sociali
L'idea di ampliare l'offerta formativa dell'Ateneo con un corso di studio di nuova istituzione centrato su tematiche relative allo sviluppo eco-sostenibile è stata ispirata anche dall'analisi riportata nella VII edizione dell'Annuario di Federchimica (pubblicato a gennaio 2019) sull'attività di ricerca di 81 imprese associate e di 52 dipartimenti universitari italiani. Tale analisi mette in evidenza la necessità di promuovere l'impegno della chimica per lo sviluppo eco- sostenibile, punto focale e esseziale che il progresso della nostra società non può più eludere. Le ricerche di Federchimica hanno, inoltre, messo in evidenza non solo il facile inserimento nel mondo del lavoro degli esperti in questo campo, ma anche che le previsioni per il futuro mostrano un forte aumento della domanda. Federchimica ha infatti rilanciato la Piattaforma Tecnologica Italiana per la Chimica Sostenibile "Suschem Italy", con lo scopo di promuovere nuove iniziative a favore della R&S nella chimica sostenibile.
La progettualità didattica di base del nuovo corso, frutto di numerose riunioni fra docenti dell'Ateneo appartenenti ai diversi SSD coinvolti, è stata presentata e discussa durante la riunione con il mondo della produzione, dei servizi e delle professioni, svoltasi il 10 ottobre 2019 presso l'aula magna del Dipartimento di Ingegneria (polo Papardo).
Alla riunione erano presenti i rappresentanti dei seguenti enti/aziende pubbliche e/o private:
- ARPA SICILIA (Dr. Antonio Marchese - Direttore della Struttura Territoriale ARPA di Messina a coordina e dirige le 3 U.O. del Dipartimento); Controlli, AERCA, Monitoraggio; Dr. ssa Domenica Lucchesi - funzionario ARPA Sicilia referente: Comunicazione ed Educazione Ambientale);
- CNR-IPCF (Dr. Giuseppe Calogero - ricercatore CNR - esperto in dispositivi per la conversione del'energia solare);
- CNR-ITAE (Dr. Vincenzo BAGLIO -ricercatore CNR -Responsabile "Celle a combustibile ad alcol diretto ed elettrolisi (DAFCE)");
- CONFCOMMERCIO DI MESSINA (Dr.ssa Sabrina Assenzio, Coordinatore "Progetto Valore e Territorio" della Confcommercio);
- ORDINE DEI CHIMICI E FISICI DI MESSINA (Dr. Rosario Saccà, Presidente presso Ordine dei Chimici e dei Fisici della Provincia di Messina);
- SICINDUSTRIA MESSINA (Dr.ssa Tiziana Pisano, responsabile dell'area formazione di Sicindustria Messina);
- MISITANO & STRACUZZI SPA (Ilaria Nostro - Financial Planning Analyst)
- SASOL Italy S.p.a. (Dr.ssa Claudia Attolico - Communication & Public Affairs Specialist; Dr. Giuseppe Marzano, Process Support & Product Development Manager - responsabile del laboratorio R&D di Augusta);
Erano inoltre presenti docenti del Dipartimento e, nello specifico: il direttore del Dipartimento, il delegato per l'accompagnamento al mondo del lavoro, il delegato all'orientamento, i componenti della commissione didattica dei CdS in Chimica e Chimica Magistrale oltre ad una ampia rappresentanza studentesca.
Dalla riunione è emerso interesse nei confronti di questo nuovo progetto e piena condivisione dell'idea ispiratrice: garantire una preparazione chimica di base ed una forte caratterizzazione interdisciplinare indirizzata ad un problema di grande attualità. Le parti sociali hanno evidenziato la forte richiesta di tecnici in questo settore nel sud, sostenuta non solo dall'espansione delle attività industriali, ma anche dalla necessità di minimizzare gli effetti antropogenici in generale e dalle numerose e diversificate attività nelle quali un laureato di questo tipo può inserirsi. In generale le parti sociali hanno rilevato chiaramente l’importanza del passaggio dal sapere al saper fare, e pertanto la necessità di focalizzare alcune forme didattiche su problemi concreti e reali.
In particolare sia la Dott.ssa Tiziano che Dr. Saccà hanno messo in evidenza la necessità di formare sul territorio figure capaci di recepire ed applicare le nuove normative in campo ambientale. La necessità di conoscere le metodologie e la capacità di interpretare le problematiche ambientali anche a livello di processualità industriale è stata fatta notare dai rappresentanti della SASOL. Il Dr. Antonio Marchese, inoltre, evidenzia la necessità di una formazione che preveda conoscenze anche in ambito legislativo. Il confronto diretto sia con le parti industriali che con gli enti di sorveglianza ambientale hanno confermato la validità della proposta sul territorio. Dalle parti sociali è stata, inoltre, messa in evidenza la necessità di una formazione pratica attraverso una didattica attiva affiancata alla didattica frontale tradizionale, con numerose ore di laboratorio didattico e stage in enti di controllo ambientale e/o industrie.
Lo scheletro didattico proposto, che prevede un cospicuo numero di CFU dedicato ad attività pratiche, è stato pienamente sostenuto e il confronto ha guidato la successiva progettazione dell'offerta formativa del CdS in SIA che ha il fine di formare una figura tecnica completa in grado di gestire le diverse problematiche relative allo sviluppo eco-sostenibile.