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Marsia Barbera
marsia barbera

Marsia S. Barbera

mbarbera@unime.it - Official website: https://marsia.jimdo.com/

Habits and the Embodied Cognitive Science

Abstract (eng)

Habit has been considered by several disciplines like philosophy, anthropology, sociology and psychology. It plays a fundamental role in our every day life and is also part of our practical knowledge. Although it might be complicated to explain what a habit really means, it can be described as a way of behaving which is acquired as a second nature and based on previous experience (Dewey 1922). On the one hand, many everyday motor actions become habitual through repetition, but on the other hand, habits are also developed in terms of habitual thoughts and emotions (Graybiel 2008). A full understanding of this mechanism, partly behavioral and partly neurological, might be incomplete without taking into account the role of basal ganglia (Graybiel A.M., 1995). Indeed, neuroscientific studies show that a controlled behavior depends on prefrontal cortex activation, and becomes more and more automatic as soon as it involves some forebrain structures. These deep brain structures, called “basal ganglia”, are the neural pathways within the forebrain where habits are encoded (written and overwritten). Furthermore, because of the influence of social context and social rules, habits are characterized by a social side. Both individual habits and social habits are mentally represented before being performed. How does this mental representation work? Habit performance follows relatively directly from the perception of context cues and thought about the behavior, reflecting the tight linkage between an internal action representation and the action itself (James 1890). Insofar as every habitual performance is triggered by cues in a direct and unconscious manner, procedural memory will be involved as well: once habit forms, perception of the context automatically brings the response to mind, and people often carry out the same response (Wood & Rünger 2016, Wood 2002). Finally, if habit is part of both our social life and our embodied knowledge, in terms of procedural knowledge, an understanding of experience as a process of habit formation could really constitute a very important aspect of the embodied approach to cognition.

Keywords: Habits, Mental Representation, Automatic Behaviors, Basal Ganglia, Embodied Cognition.

Abstract (ita)

L’abitudine rappresenta un interessante oggetto di studio in molteplici discipline: dalla filosofia alla psicologia, così come dall’antropologia alla sociologia. Questo interesse è dovuto al ruolo fondamentale che l’abitudine svolge nella nostra vita quotidiana, in qualità di conoscenza acquisita e reiterata in termini pratici. Sebbene possa sembrare complicato spiegare cosa esattamente si intenda con il concetto di abitudine, la definizione più appropriata potrebbe essere la seguente: modalità comportamentale acquisita come una seconda natura e basata su esperienze precedenti (Dewey 1922). Se è vero che una grande quantità di azioni motorie, compiute quotidianamente, può essere definita abituale, d’altro canto è anche vero che molte abitudini si sviluppano sotto forma di pensieri e stati d’animo (Graybiel 2008). Comprendere questo meccanismo, in parte comportamentale e in parte neurologico, significa tenere nella dovuta considerazione anche il ruolo dei gangli della base (Graybiel A.M., 1995). Studi neuroscientifici mostrano infatti che i comportamenti volontari, nonché controllati, dipendono dall’attivazione della corteccia prefrontale e che, tuttavia, vengono eseguiti in modo automatico nel momento in cui entrano in gioco strutture cerebrali subcorticali, note come “gangli della base”. I gangli sono appunto quei siti neurali, all’interno del proencefalo, in cui le abitudini vengono codificate (scritte e sovrascritte). Inoltre, considerata l’influenza del contesto e delle norme sociali, le abitudini possono assumere una valenza sociale. Un’abitudine, individuale o sociale che sia, può essere mentalmente rappresentata prima ancora di essere eseguita. Come avviene questa rappresentazione mentale? Un comportamento abitudinario è innescato, più o meno direttamente, dall’associazione tra la percezione di uno stimolo contestuale e il pensiero che è stato elaborato e che è dunque collegato al comportamento stesso. Questa associazione riflette lo stretto collegamento che esiste tra la rappresentazione interna dell’azione e l’azione stessa che sta per essere eseguita (James 1890). Poiché ogni performance abitudinaria viene attivata da uno stimolo iniziale, secondo una modalità diretta e per lo più inconscia, questa attivazione prevede il coinvolgimento della memoria procedurale: una volta che l’abitudine si è stabilizzata, la percezione del contesto avvia in automatico l’elaborazione interna della risposta. Questo è il motivo per cui la gente spesso agisce (e pensa) in modo abitudinario (Wood & Rünger 2016, Wood 2002). In conclusione, se l’abitudine è parte integrante della nostra vita individuale e sociale ed influenza la nostra conoscenza, in termini di conoscenza procedurale, lo studio attento del processo di formazione delle abitudini rappresenta, indubbiamente, un aspetto cruciale dell’approccio incarnato alla cognizione.

Parole chiave: Abitudini, Rappresentazione Mentale, Comportamenti Automatici, Gangli della Base, Cognizione Incarnata.

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Contatti

Prof.ssa Alessandra Falzone
Coordinatrice del Dottorato in Scienze Cognitive
amfalzone@unime.it