L’Aula della Corte di Assise del Palazzo di Giustizia di Messina ha ospitato un incontro dal titolo “Il ricordo e la memoria di Paolo Borsellino”, a 30 anni dalla strage di Via D'Amelio.
L'iniziativa è stata co-organizzata dall'Ateneo peloritano, dall'Associazione Nazionale Magistrati, dall'USR Sicilia VIII e dall'Ordine degli Avvocati di Messina. I lavori sono stati coordinati dal Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati - sez. Messina, dott.ssa Laura Romeo e gli interventi sono stati inaugurati dai saluti istituzionali del Presidente ff. della Corte d’Appello di Messina, dott. Sebastiano Neri, del Rettore, prof. Salvatore Cuzzocrea, del Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Messina, dott. Domenico Santoro e del Dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Messina, prof. Stello Vadalà.
"Oggi - ha dichiarato il dott. Neri - è una ricorrenza speciale, per quanto mi riguarda anche alla luce del rapporto personale che ho avuto con Paolo Borsellino. Quando ero giovane mi ha riservato trattamento di simpatia e ancora oggi ho difficoltà ad immaginare le scene di 19 luglio. Spesso si corre il rischio di ritualizzare le commemorazioni senza dare il giusto peso ai fatti. Indubbiamente, qualcuno ha tentato di giocare la partita contro la mafia, ma non è stata ancora vinta. Spero che ognuno di noi possa avvertire quel turbamento che possa far desiderare ardentemente di vincere questa partita".
"Ringrazio - ha detto il Rettore - coloro i quali hanno voluto coinvolgere UniMe in occasione dei 30 anni dalla strage di Via D'Amelio. Credo che gli studenti, oggi, davanti all'albero di Piazza Pugliatti abbiano dimostrato come l'esempio dei grandi magistrati, degli uomini e delle donne della scorta sia più vivo che mai. Queste iniziative non hanno e non devono avere valore di cerimonia. Borsellino e Falcone, così come gli agenti di scorta, conoscevano i rischi e hanno scelto di andare avanti mentre la mafia ha scelto di eliminare uomini scomodi che con il loro sacrificio hanno ottenuto due risultati: la parte sana dello Stato ha piegato la mafia nelle aule dei tribunali e nei giovani della mia generazione è nata quella cultura della legalità da custodire e portare avanti. Un autista che mi accompagna nei miei viaggi ha avuto a bordo il giudice Falcone nelle sue tappe a Roma e non solo. Il suo orgoglio nel ricordarlo deve essere uno stimolo per tutti noi".
"Oggi - ha aggiunto il dott. Santoro - non possiamo solo fermarci alla memoria delle stragi. Molto è stato fatto, ma c'è ancora da fare. Molti giovani hanno coscienza della legalità ed è una cosa importantissima che rappresenta un fondamentale riconoscimento sociale dell'avvocatura. Borsellino non si è mai piegato, sapeva di essere condannato, ma è andato avanti e, con lui, la scorta. Questa testimonianza di coraggio è la benzina che ci spinge per continuare a lottare".
"Le morti di Falcone e Borsellino - ha commentato il prof. Vadalà - hanno regalato tante vite, perché da quel momento molti giovani hanno abbracciato la cultura dell'antimafia scagliandosi contro il cancro mafioso. L'impegno dei magistrati di oggi prosegue nel solco di ciò che è stato fatto; Borsellino sapeva di non poter tornare indietro, per lui sarebbe stato come morire definitivamente. Adesso lui vive nel nostro desiderio di essere degni della sua memoria. Anche questi momenti di unità interistituzionale sono una testimonianza molto importante che rafforzano il messaggio della legalità"
Hanno preso parte all'iniziativa, anche, il dott. Andrea Apollonio (Sostituto Procuratore presso la Procura di Patti), che ha letto dei passi tratti dal volume "I Giudici", Fabrizio Sbilordo (Studente), il dott. Giovanni Giacoppo (Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Messina), Claudio Messina (Studente), il dott. Eduardo Calvo (Dottorando UniMe in Scienze Giuridiche). Ha concluso le attività il Presidente di Sezione di Corte di Assise, Riesame e Prevenzione di Messina, dott. Massimilano Micali.