Sta trovando compimento un ambizioso progetto, targato UniMe e - nello specifico - portato avanti a livello nazionale dal responsabile scientifico prof. Salvatore Magazù (afferente al Dipartimento MIFT), volto a progettare e a costruire il primo drone europeo alimentato a idrogeno e specifico per ottemperare alle misurazioni ad alta quota. L'idea del drone nasce da una collaborazione fra Università ed Enti di ricerca del Sud Italia e un’azienda di Boves, borgo del cuneese.
Sino ad ora sono stati realizzati due prototipi di grandi dimensioni che verranno messi in campo per il monitoraggio dei fenomeni meterologici "estremi" come le nubi di ceneri vulcaniche, che hanno un grande impatto sugli aeroporti. Anche per questa ragione, un forte interesse sulla tematica è stato manifestato a Catania, Comiso, Reggio Calabria e Napoli, i cui aeroporti sono localizzati nei pressi dei vulcani più attivi d’Europa, ovvero Etna e Vesuvio, ma anche Stromboli.
I prototipi, altamente innovativi, sono i primi in Europa a disporre di un'apertura alare di 4 metri; volano a circa 6.000 metri e usufruiscono della sempre più gettonata tecnologia ad idrogeno con un motore ecologico in grado di generare elettricità rilasciando, in qualità di "scoria", solamente acqua.
Oltre all'Università di Messina, il progetto di ricerca avviato nel 2019 vede coinvolti anche gli Atenei di Cassino, Reggio Calabria e Parthenope di Napoli, oltre agli eEnti di ricerca ed all'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia - Ingv.
Il primo drone europeo alimentato a idrogeno, frutto di una ricerca che coinvolge Unime