Si è svolto, nel giardino del Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche, un incontro su “Magistratura e Politica”. L’iniziativa è stata promossa, dal dipartimento SCIPOG e dal Centro Studi e Ricerche sulla criminalità mafiosa e sui fenomeni di corruzione politico-amministrativa, nel giorno in cui ricorre il 25° anniversario della strage di Via D’Amelio, in cui persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta (Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina). Il tema dell’evento, motivo di riflessione sia per gli studenti che per i docenti Unime, è stato introdotto dai numerosi riferimenti offerti dal volume “Giustizialisti. Così la politica lega le mani alla magistratura”, scritto a quattro mani dal Procuratore aggiunto presso il Tribunale di Messina, Sebastiano Ardita, e dall’ex Presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Piercamillo Davigo. Ospite del Diparimento, oltre al dott. Ardita, anche l’avv. Giovanni Calamoneri, che assieme ai proff. Giovanni Moschella e Luigi Chiara, ha animato il dibattito.
“La ragione principale per la quale mi trovo qui oggi – ha detto il dott. Ardita – sono gli studenti. Anche loro hanno ormai compreso che abbiamo un sistema di giustizia che non funziona. Chi vi si rivolge non è contento: si tratta di un dato pacifico che non necessita di giri di parole. La magistratura, nell’ultimo periodo, si è doppiamente indebolita: da un lato per la percezione che ne ha avuto l’opinione pubblica che ha ritenuto che la colpa della mala giustizia ricada sugli operatori e non sul modello prescelto dalla politica; dall'altro a causa di interventi legislativi che hanno ingolfato il sistema anzichè semplificarlo, allungando i tempi dei processi e generando un surplus - spesso inutile - di lavoro. Nella società odierna - ha proseguito Ardita -vigono élite politico finanziarie che gestiscono molteplici interessi , rispetto alle quali i magistrati devono rimanere estranei. Diversamente il cittadino non avrebbe strumenti di difesa. Per far comprendere il messaggio agli studenti – ha concluso il procuratore aggiunto – faccio l’esempio dell’Ilva di Taranto, vicenda contraddistinta da notevoli interessi: tutte le forze sociali ed economiche avevano interesse a che continuasse la produzione, anche a costo di sacrificare vite umane . Il magistrato, in questo come in altri casi, resta l’ultimo baluardo per il cittadino leso nei suoi diritti. Se la magistratura rispondesse agli input che provengono dall'economia e dalle realtà di potere, allora, noi avremmo finito di avere senso e sarebbe finita anche la democrazia. E per questo, dove troviamo collegamenti oscuri, a maggior ragione dobbiamo agire per la trasparenza”.
“Giustizialisti – hanno commentato all’unanimità i proff. Moschella e Chiara e l’avv. Calamoneri – è un volume intelligente capace di trasmettere con semplicità le criticità del sistema giudiziario e l’importanza inderogabile di un suo snellimento”. “L’iniziativa di oggi– hanno chiosato i docenti – ha rappresentato un momento importante per gli allievi Unime che hanno accresciuto le loro conoscenze sull’attualità e arricchito il loro percorso di studi”.