E' stato presentato con il Sole24Ore un volume dedicato ai progetti interreg italiani; ampio spazio, fra questi, è stato dedicato al progetto BESS guidato dall’Università di Messina e basato sull'impiego di droni e tecnologie per mappare il territorio e salvare gli anfratti più belli del perimetro costiero - di circa 1.800 chilometri - della Sicilia, di Gozo, di Malta e delle isole minori, interessato da profondi processi erosivi. Questi ultimi sono causati, soprattutto, dalla crescente urbanizzazione dell’immediato retroterra, con la realizzazione di lottizzazioni e lungomari sempre più invasivi e aggettanti, che stanno facendo sparire ettari di spiagge e coste, provocando un danno ambientale irreparabile e una perdita economica facilmente quantificabile in miliardi di euro, considerata la vocazione turistica delle isole.
Il progetto BESS, co-finanziato dall’Unione Europea (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, nell’ambito del P.O. Italia – Malta 2014-2020) per la durata di 30 mesi, coordinato - mediante il prof. Giovanni Randazzo - dal Dipartimento MIFT, si propone di realizzare un sistema di monitoraggio e di gestione di queste specifiche emergenze ambientali, basato su un piano di controllo attivo a basso costo e ad alta componente tecnologica. Mediante l’uso di droni equipaggiati con sensori diversi e con la realizzazione di punti fissi di osservazione da remoto, collegati localmente a una stazione anemometrica e a un “ondametro”, il progetto realizzerà: 1) la mappatura dello stato di fatto, sia a terra che a mare, 2) l’analisi dell’evoluzione stagionale del sistema, che permette di comprendere come questo si comporti in occasione di eventi di differente intensità e 3) l’acquisizione di immagini e dati che, inviati in continuo al server di BESS, serviranno per il monitoraggio sul lungo periodo.
I futuri piani di gestione, sulla base di una mappatura di dettaglio degli ambienti interessati, permetteranno di realizzare dei sistemi di difesa, non necessariamente strutturali, ma basati sulla buona pratica di gestione continua al fine di sfruttare la resilienza intrinseca del sistema.