Lo scorso mese di gennaio sono state diffuse notizie riguardo la situazione dei fondali dello Stretto di Messina, definiti pattumiera del mondo dopo aver riscontrato una densità elevata di rifiuti. In merito, è tornata ad esprimersi la prof.ssa Nancy Spanò (Delegata UniMe per le Iniziative scientifiche a tutela dell’Ambiente e del patrimonio marino) la quale, nel corso di una video intervista trasmessa su "Gedi Watch"per "Repubblica Tv", ha ribadito il suo pensiero a tutela del prezioso tesoro marino che si contraddistingue per le sue peculiarità e per l’enorme biodiversità.
"Non voglio negare - ha detto la docente - l'esistenza del problema. Esso c'è ed esiste in tutto il Mediterraneo, ma certamente non si può dire che tutta l'area dello Stretto di Messina sia in queste condizioni ed, anzi, è proprio il contrario. Abbiamo, invece, una grandissima quantità di specie atlantiche che arrivano dallo Stretto di Gibilterra e con le correnti entrano in quello messinese. Qui, considerata la bassa temperatura, trovano l'habitat ideale per potersi riprodurre ed in anni recenti abbiamo anche avuto l'arrivo di specie lessepsiane provenienti dal Mar Rosso. Poi ancora, ci sono idrocoralli e numerose altre comunità che certificano la biodiversità delle nostre acque. Le notizie e le immagini che abbiamo visto negli ultimi tempi si riferiscono sostanzialmente a 7 chilometri dei 31 dello Stretto di Messina e sono circoscritti ad una particolare posizione che è quella del porto di Tremestieri, zona in cui è presente un canyon a circa 600 metri di profondità e per cui è possibile che le alluvioni degli anni passati ed i torrenti abbiano riversato in mare una grande quantità di rifiuti incanalatisi all'interno delle fratture e lì, poi, sono rimasti. Ci sono sicuramente carcasse di auto e motorini, copertoni e plastiche. Dal punto di vista della tutela possiamo agire sino a un certo punto, poiché non possiamo chiudere questo tratto di mare così importante, ma il regime delle nostre correnti ci fornisce un grosso aiuto. Lo Stretto di Messina è vita, è un'emozione grandissima ogni giorno perché le sue acque sono capaci di cambiare conformazione visiva all'interno della stessa giornata e più volte".
Durante la video intervista sono state mostrate anche alcune immagini, descritte dal prof. Gioele Capillo, che testimoniano l'intenso lavoro compiuto in maniera capillare dall’Università di Messina la quale vanta ricerche continue ed uno studio basato anche su ricognizioni con strumenti filo-giudati, immersioni, telecamere e sommergibili in grado di scandagliare ogni angolo dello Stretto di Messina.