All'interno dell'Aula Magna del Rettorato, di fronte ad una vasta platea di studenti (provenienti dell'IIS "Verona-Trento" di Messina), assistenti sociali ed avvocati, si è svolto il seminario “Giovani e Mafie: prevenzione, reclutamento e strategie di contrasto”, organizzato nell’ambito del progetto “Le(g)ali si può”, finanziato dal Piano Azione Coesione “Giovani no profit” dal Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Incipit dell'iniziativa, promossa dall’Associazione Bios, la parte conclusiva del film "La mafia uccide solo d'estate", utile ad introdurre i temi discussi da un parterre di rinomati relatori: On. Caterina Chinnici, europarlamentare già a capo del Dipartimento per la Giustizia minorile; dott. Mario Schermi, formatore dell’Istituto Centrale di Formazione del Dipartimento di Giustizia Minorile; prof. Giovanni Moschella, presidente del “Centro Studi e ricerche sulla criminalità mafiosa e sui fenomeni di corruzione nella P.A." dell’Università di Messina, prof. Dario Caroniti, direttore del Centro di Orientamento e Placement dell’Ateneo peloritano; Angela Rizzo, presidente dell’Associazione Cameris e Tino Cundari, vice-presidente della coop CAS. Le argomentazioni, introdotte dalla giornalista Francesca Stornante (Tempostretto) e affrontate nel corso dei vari interventi sono state svariate: L’Unione europea e la tutela dei diritti dei minori, le misure per depotenziare e contrastare la criminalità organizzata, i rapporti fra giovani, mafie e società civile, il ruolo del volontariato e dell’associazionismo nei quartieri difficili, il supporto dei centri educativi per minori e famiglie.
"E' molto bello per me - ha esordito l'On. Chinnici - trovarmi di fronte a numerosi giovani. Proprio sui giovani e, particolarmente, sui minori voglio soffermarmi citando la direttiva U.E. n. 800 del 2016 sulle garanzie procedurali per i minori indagati o imputati nei procedimenti penali. Si tratta di un punto di partenza importante per comprendere che molti giovanissimi, in ambito europeo, cadono vittime di organizzazioni criminali di vario genere. Non solo la Mafia, basti pensare alla tratta di minori o alla prostituzione minorile. Moltissimi, inoltre, finiscono nella rete dello spaccio di stupefacenti. Per tutti loro, insieme ad una deputata svedese di origini italiane, mi sono impegnata affinché fosse costituito un interguppo europeo capace di intercettare ogni norma virtuosa per la tutela giovanile. Riguardo alla criminalità mafiosa, ovvero una forma di contro-cultura dai valori distorti, i temi da affrontare sono vasti. Uno studio dimostra come le famiglie, e specialmente le madri, hanno un ascendente decisivo per inculcare i valori familiari che, all'interno di realtà mafiose, non possono far altro che essere nocivi per lo sviluppo, la crescita e l'esistenza di un giovane. Per questo l'U.E. prevede una serie di carte internazionali e di misure atte a fornire un supporto giudiziario adeguato ai minori. All'interno della direttiva del 2016 una serie di diritti sono imprescindibili: diritto all'informazione del minore; diritto irrinunciabile al difensore; diritto ad avere un familiare o accompagnatore fidato accanto durante l'iter giudiziario; diritto al trattamento specifico e soggettivo di ogni singolo caso; diritto a perseguire in ogni modo la strada rieducativa e, solo come ultima opzione, la pena detentiva. Rieducare è la strada maestra a cui, insieme, dobbiamo tendere per risollevare un giovane in difficoltà, per strapparlo dalle grinfie della Mafia. La rieducazione è possibile se tutti crediamo nelle sue potenzialità, se voi giovani, che rappresentate la nostra speranza, continuate a lottare e ad infonderci forza ed energia. Mio padre, Rocco Chinnici, pochi giorni prima di morire rispose così alla stampa: 'faccio tutto questo per quel bambino che vedi laggiù, affinché un domani possa vivere libero in una società migliore'. Il giornalista era Felice Cavallaro".
"La confisca dei beni gestiti dalla Mafia - ha detto il prof. Moschella - insieme al Pool Antimafia ha rappresentato una svolta nella lotta alla criminalità organizzata. Fu un'intuizione di Pio La Torre sfociata nell'istituzione dell'Istituto del sequestro e della confisca dei beni mafiosi. Questi, in un secondo momento, furono destinati con nuove regole a scopi sociali ed utilizzati da enti, associazioni, ordini e cooperative che fanno della cultura della legalità il loro fiore all'occhiello. Proprio la cultura ha un ruolo di rilievo nella formazione delle nuove generazioni e Unime, insieme alle altre istituzioni, svolge un ruolo decisivo in tal senso. Non è un caso se il nostro Ateneo ha proposto il Master di II livello sulla Gestione dei beni confiscati alla Mafia".
"Rileggendo un celebre passo di Leonardo Sciascia tratto da 'Il giorno della civetta' - ha commentato il prof. Caroniti - ho compreso che la Mafia trae origine dall'ingiustizia. Per combattere quest'ultima è necessario che Scuola, Università, Stato e istituzioni convergano su un saldo concetto di giustizia su cui fondare la nostra battaglia per la legalità ed il futuro dei nostri giovani. Esempi lampanti di giustizia sono stati manifestati dal sacrificio di magistrati e grandi uomini che proprio sulle nuove generazioni hanno fatto molto affidamento".
"Per inaugurare una nuova stagione di lotta alla Mafia - ha dichiarato il dott. Schermi - bisogna essere consapevoli della sua portata quotidiana e ordinaria. Si tratta di un mondo a sè, di un modo di vivere, di una comunità che costituisce un legame sentimentale ed esclusivo con famiglie, quartieri e gruppi di ragazzi. La Mafia non si caratterizza per quel riconoscimento del singolo individuo, proprio invece della modernità. Preferisce l'agire in club e si potrebbe definire come un lascito arcaico che ci tocca da vicino. Dobbiamo concentrare i nostri sforzi sui terreni educativi e rieducativi per costruire circuiti di sapere e mappe sociali positive da veicolare ai giovani".
"Il volontariato - ha raccontato la dott. Rizzo - può essere un'arma importante e un rifugio per allontanare i giovani dalla criminalità che approfitta di coloro che hanno difficoltà a giungere ad un riconoscimento della propria identità sociale. Sempre meno giovani approcciano il settore del volontariato, ma alcuni progetti realizzati all'interno dei quartieri messinesi rappresentano senza dubbio l'orizzonte positivo su cui puntare per una rinnovata voglia di agire".
"I Centri di Aggregazione Giovanile - ha chiosato il dott. Cundari - perseguono gli obiettivi dell'integrazione e della cittadinanza attiva. Così facendo si impegnano per la lotta alla Mafia e per l'educazione dei ragazzi e delle famiglie. A Messina sono 8 i CAG che offrono assistenza a 340 minori nei quartieri a rischio; ciò avviene nel nome di un patto territoriale che coinvolge ben 72 operatori i quali svolgono egregiamente il loro servizio".