"Democrazia rappresentativa e suffragio ai minori”; è questo il titolo della Lectio magistralis che il professore emerito di Filosofia del Diritto, presso l’Università “La Sapienza” di Roma, Francesco Mercadante, ha tenuto nell’Aula Magna dell’Ateneo.
Insieme ad una vasta platea, stracolma di giovani degli Istituti scolastici locali, ad accogliere lo studioso ed esponente della cultura italiana, che in carriera ha insegnato anche presso l’Ateneo peloritano, c’erano il Prorettore Vicario, prof. Giovanni Moschella e la prof.ssa Maria Stella Barberi, docente di Filosofia Politica, presso il Dipartimento COSPECS. Lo stesso Dipartimento, domattina, ospiterà il prof. Mercadante nel corso dell’incontro di presentazione del volume ‘Il riscatto dei fanti. Caporetto tra letteratura, storia e memorialistica’. Durante l’iniziativa il decano di Filosofia del Diritto terrà una lezione dal titolo “La Grande Guerra un secolo dopo”.
“Ci onora molto – ha detto il prof. Moschella – la presenza del prof. Francesco Mercadante, che in passato è stato un giovane e brillante docente del nostro Ateneo. Durante la sua carriera, ha affrontato con lungimiranza alcuni dei temi che la nostra società affronta oggi. Lo ha fatto con le sue argomentazioni e con i suoi libri; penso ad esempio a ‘Eguaglianza e diritto di voto. Il popolo dei minori’. Plebiscitarismo e populismo sono, oggigiorno, argomenti molto discussi, al pari di uguaglianza e diritti dei minori. Al prof. Mercadante il merito di averci donato pensieri e spunti di riflessione che risultano preziosi per la nostra attualità”.
Proprio citando ‘Eguaglianza e diritto di voto. Il popolo dei minori’, Mercadante si è rivolto ai presenti in Aula Magna: “il libro sul popolo dei minori, che ho scritto circa 30 anni fa, all’epoca è passato come acqua sul marmo, come se avessi farneticato. Volendo estremizzare, osservando oggi il popolo dei minori, quasi afflitto da un processo di estinzione, considerate le poche nascite registrate, potrebbe sembrare che le mie siano state realmente farneticazioni. In una società che potremmo definire ‘opulenta’, infatti, il figlio è visto come un intruso che non è più frutto della coppia, intesa come ‘coniugum’. Il punto chiave del discorso risiede, perciò, nella nozione giuridica della persona umana. Sino a 18 anni non è possibile esercitare il diritto di voto, dunque, in tal caso, non si nasce persona ma lo si diventa. Ma si può anche non diventarlo. Si può essere sia liberi di votare, ma anche di non farlo e, a ben pensarci, si tratta di un esercizio privatistico. Chi va a votare lo fa anche per chi non vota e questo è un vero e proprio delirio della democrazia. Per rendere al meglio il pensiero, uno studioso americano, in passato, ha detto che l’America è sempre stata governata dal 22% del Paese. Ho scritto sul popolo dei minori, per aiutarli a superare lo scoglio del voto obbligatorio. Una trappola per la libertà. Un altro concetto definisce la persona umana come un principio interpretativo, attivo, supremo e incomunicabile: in parole povere, la persona comincia da sé e finisce in sé stessa. L’essere umano inizia col primo sorriso alla madre e lei lo riconosce come singolo. E’ qui che parte la magia. Le discriminazioni hanno provocato i grandi cicli della civiltà; si pensi al periodo dell’androcrazia, in cui l’uomo governava togliendo all’altro sesso senso giuridico. Nulla di positivo in tutto questo. Perciò, non vi è ragione di discriminare i minori, che devono essere legittimati alla stessa stregua delle donne. Dopotutto, l’homo egualis non può essere soggetto a discriminazioni e bisogna smettere di osservare il minore con la visione da asilo infantile. Non si è in democrazia se non si è rappresentati. L’istituzione democratica ha incalcolabili potenzialità di sviluppo e al giorno d’oggi, anche grazie all’elettronica, è possibile stabilire il numero legale per delle elezioni valide. Il principio di uguaglianza, base della democrazia, rende i minori degli e capaci di esercitare il proprio diritto di voto”.