Nell’ambito della rassegna “Leggere il presente”, promossa e organizzata dall’Università di Messina e da Taobuk, Taormina international Book Festival, si è svolto in Aula Magna, l’incontro-dibattito che ha visto protagonisti due intellettuali di primo piano, il giornalista Ferruccio De Bortoli e l’economista Francesco Grillo, che hanno parlato con Maria Teresa Collica, docente dell’Ateneo, di “Sguardi sul futuro” Prospettive e analisi per superare la crisi di fiducia che attraversa il Paese Italia con la prof.ssa Maria Teresa Collica, docente dell’Ateneo.
“ Ospitare personaggi di questo calibro è un’occasione di crescita per la nostra Università, quella di oggi è una iniziativa in totale collaborazione tra l’Ateneo e Taobuk perchè crediamo che solo attraverso la sinergia tra istituzioni, enti privati e associazioni si può fare cultura e si possono rendere migliori le generazioni future” ha esordito il rettore, prof. Salvatore Cuzzocrea.
“Siamo ad un’altra tappa fondamentale della rassegna- ha detto la dott.ssa Antonella Ferrara , Presidente di Taobuk- l’incontro di oggi è incentrato sui traguardi e sui limiti della contemporaneità, su argomenti cardine del nostro presente come il rischio per l’Italia di precipitare in una nuova crisi finanziaria e nel baratro della recessione.Quant’è grave la crisi della liberal democrazia? Quale il suo peso, la sua funzione, oggi?”
Rispondendo a queste domande, Ferruccio de Bortoli, che nel suo libro “ Ci salveremo Appunti per una riscossa civica” (Garzanti edizioni, 2019) parla dei costi della deriva populista che stiamo vivendo e mette in luce le colpe e le ambiguità delle élite, della classe dirigente e dei media, ha sottolineato che “dobbiamo evitare il declino perchè non è inevitabile ed è necessario puntare sul nostro capitale sociale che è straordinario ma prima dobbiamo essere certi volere veramente costruire un futuro migliore per le nuove generazioni. In Italia infatti continuiamo a spendere più per il nostro passato di quanto investiamo per il nostro futuro”.
Il nostro Paese è migliore dell’immagine che proietta il suo governo: ha un grande capitale sociale, un volontariato diffuso, tantissime eccellenze. Questo libro è anche un viaggio nelle virtù, spesso nascoste, dell’Italia, perché una riscossa è possibile, ma dipende da ognuno di noi. Per riuscirci bisogna riscoprire un nuovo senso della legalità e avere un maggior rispetto dei beni comuni; ci vuole più educazione civica, da riportare nelle scuole, e più cultura scientifica; è necessario combattere per una vera parità di genere e per dare più spazio ai giovani in una società troppo vecchia e ripiegata su sé stessa. Il futuro va conquistato, non temuto, e non dobbiamo mai perdere la memoria degli anni in cui eravamo più poveri e senza democrazia. Solo così ci salveremo. Nonostante tutto.
“La Cina è stella dell’economia e dell’innovazione globale, ma anche della diminuzione dei poveri e dell’aumento della speranza di vita mentre l’Italia è agli ultimi posti per crescita tra i Paesi di un’Europa che, anch’essa, sembra aver perso fiducia in se stessa”- ha detto Francesco Grillo.
Come siamo arrivati a questo punto l’economista lo spiega anche nel suo libro “Lezioni cinesi” (Solferino edizioni, 2019), cioè quelle che ci vengono impartite sia da brand globali che da aziende molto piccole, che cercano per prime di piegare le tecnologie alla vita quotidiana delle persone: degli anziani nelle università della terza età o dei contadini che usano droni per coltivare e vendere fragole. Tutti protagonisti di un grande balzo che non si può comprendere appieno senza analizzare la strana modernità di un’ideologia e di un Partito considerati superati, ma anche l’antica eredità filosofica di Confucio.
In un viaggio sorprendente tra i fantasmi delle democrazie liberali e le avanguardie dell’Oriente, l’economista ci porta a conoscere imprenditori visionari, capi politici e intellettuali, contraddizioni e limiti di un modello, città fantastiche e sistemi d’istruzione, per scoprire le idee che servono all’Occidente per scuotersi da un torpore che lo accompagna da quando ebbe l’illusione, nel 1989, di aver «vinto tutto».