Concluso il convegno "Un calcio al razzismo"

Il 28 aprile, alle ore 10.00, nell’aula ex chimica del Dipartimento di Giurisprudenza, si è svolto il convegno sullo Sport come valore educativo e sociale, organizzato nell’ambito del progetto “Un calcio al razzismo”. Dopo i saluti istituzionali, il prof Carlo Giannetto, ideatore della manifestazione, ha presentato l’iniziativa giunta ormai alla sesta edizione evidenziando come lo sport sia un fattore di aggregazione sociale ma, purtroppo, anche espressione di tifo violento e razzismo. Per tale motivo occorre potenziare l’attività sportiva quale risorsa educativa e strumento di sviluppo culturale dei popoli. La presidenza dei lavori è stata, poi, assunta dal prof. Francesco Rende (Associato di Diritto Privato e di Diritto Sportivo) che ha anche svolto la relazione introduttiva evidenziando come l’imminente modifica dell’art. 33 della Costituzione porterà all’espresso riconoscimento del valore educativo e sociale dell'attività sportiva. Il prof. Rende si è, poi, soffermato, criticamente, sull’attuale impiego delle sanzioni sportive nei confronti degli atleti russi ed ha ufficialmente aperto i lavori ricordando il noto discorso pronunciato da Nelson Mandela nel 2000 sul potere dello sport quale fattore di integrazione razziale. Il prof. Alessio Lo Giudice  (Ordinario di Filosofia del diritto), ha sottolineato la rilevanza educativa dello sport quale fatto sociale complesso che contribuisce alla formazione morale, civica e politica degli individui. Tanto l’agire secondo regole, quanto il confronto interculturale tra pari e la competizione leale, che caratterizzano la pratica sportiva, rappresentano infatti altrettanti elementi fondamentali di educazione alla cittadinanza attiva. L’Avv. Cristina Varano (Procuratore Capo FIJLKAM), ha tratteggiato l’etica nello sport come espressione dei concetti di lealtà, correttezza e probità quali presupposti e fondamento della giustizia sportiva nazionale, con richiami alla normativa CONI. La prof.ssa Maria Gabriella Campolo (Associato di Statistica Sociale), ha sottolineato, illustrando i dati di una recente ricerca condotta sul tema, come pratica sportiva sia ostacolata da differenze di genere, territoriali e generazionali e come risulti fortemente correlata al livello di istruzione, al gruppo di appartenenza sociale, al benessere economico dell'individuo e, in generale, a tutti quei fattori che determinano disuguaglianze socioeconomiche. La professoressa Gabriella Martino (Associato di Psicologia Clinica), associata di psicologia clinica, ha offerto  interessanti spunti di riflessione su come lo sport, se correttamente interpretato ed utilizzato, possa valorizzare l'unicità e le "differenze" tra gli individui trasformandole in importanti risorse per la società̀ e favorendo l’integrazione sociale. Lo sport è espressione della tendenza universale all'apertura del singolo agli altri, allo scambio di energie vitali tra gli esseri imani; apertura che implica l'accettazione delle differenze culturali che esistono nella società, rappresentando una fondamentale interpretazione culturale della vita. Il dott. Alessio Norrito (Ricercatore presso la Loughborough University) si è soffermato sull'importanza del calcio per le popolazioni migranti dal Mediterraneo Centrale evidenziando i problemi che vengono quotidianamente affrontati e prospettando alcune soluzioni elaborate proprio partendo dalle proposte degli stessi immigrati.
Dopo le relazioni è intervenuto Mister Bortolo Mutti (l’allenatore che ha condotto il Messina in serie A concludendo la prima stagione al settimo posto), che ha ricordato uno dei primi episodi di razzismo che si sono verificati su un campo di calcio e che riguardò proprio un giocatore del Messina (Marc André Zoro) in occasione della gara casalinga con l'Inter del 27 novembre del 2005. Dopo quell'episodio, ha ricordato Mutti, Marc sentì la responsabilità e capì che non si trattava solo di vincere o perdere una partita, o un campionato, ma di battersi per una causa decisamente più grande e più importante. L'uguaglianza e il rispetto".  In chiusura, il giornalista Fabrizio Bertè, collaboratore di Repubblica - Palermo, si è invece soffermato sul ruolo della stampa e sull'importanza dei media nel sensibilizzare sui temi dell'accoglienza e dell'integrazione. Che spesso avviene proprio attraverso lo sport.
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